Arriva il difficile - 5 di 16
La quarta ed ultima verità, che Buddha enunciò quando mise in moto la ruota nel Parco delle Gazzelle, è una richiesta di fiducia: "Ce l'ho fatta, se mi seguite nel percorso che vi indicherò ce la farete anche voi, ora cerco si spiegare alcune cose, provate a mettere alla prova quello che dirò!". E qui comincia il difficile, perchè non si tratta di capire delle idee, stiamo parlando di fare qualcosa, e quel qualcosa si chiama "meditazione", la conoscenza concettuale senza la pratica non ha nessun valore. Si parla di tre grandi categorie di meditazione: la meditazione di consapevolezza (che osservando il respiro cerca di capire il funzionamento della mente) è per gli psicologi, la meditazione tibetana (che è molto varia e fa ampio uso di immagini) è per gli artisti, la meditazione zen (in cui il maestro affida agli allievi degli enigmi da risolvere) è per i poeti.
C'è un esercizio di meditazione che spiega bene quanto sia difficile questa arte. Il maestro chiama i discepoli e dice loro: "Nel prossimo minuto concentratevi su un'immagine qualsiasi, sceglietela con la massima libertà, basta che non sia un dinosauro rosa!". Passato un minuto chiede come è andata, e se i discepoli sono sinceri dovranno ammettere che il dinosauro rosa, a cui per tutta la loro vita non avevano mai pensato, è stata l'immagine più ricorrente. Alcuni maestri insistono sulla necessità di cambiare spesso l'oggetto della meditazione, perchè la nostra mente è estremamente irrequieta e si annoia facilmente.
Tanti partecipanti ai corsi di meditazione raccontano delle difficoltà che hanno incontrato, e quando dicevano al maestro di accorgersi che la mente spesso divagava il maestro rispondeva “E’ un buon segno”, “E’ un buon segno che la mente divaghi?”, “E’ un buon segno che tu te ne accorga”. Le fasi della pratica vengono spesso paragonate ai movimenti dell’acqua: all’inizio la mente appare come una cascata di pensieri, poi somiglia ad un fiume che scorre, ma se si ha la pazienza di continuare la mente arriva ad essere un lago calmo. Bisognerebbe essere indulgenti con se stessi, e ricordarsi che non stiamo scalando una montagna in cui il panorama si apre solo dalla vetta, questo è un sentiero in cui il panorama si allarga ad ogni passo, e perde solo chi rinuncia.
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