Perché preoccuparsi tanto - 14 di 16
Robert Wright ha scritto il libro "Perché il Buddhismo fa bene", dove si chiede perché dovremmo dedicare tanto tempo a cambiare il nostro modo di pensare, e nell'ultima pagina da una spiegazione sintetica: perché siamo animali creati dalla selezione naturale, e lo scopo della selezione naturale è trasmettere i geni, non è la felicità. Per favorire la trasmissione dei geni il nostro comportamento è mosso da quattro desideri fondamentali: mangiare, fare sesso, essere stimati, battere i rivali. E devono essere tutti desideri che non garantiscono una felicità duratura, altrimenti perderebbero la loro efficacia. Ma se il nostro scopo non è tanto la sopravvivenza quanto la felicità, dobbiamo cambiare la visione del mondo che la selezione naturale ci ha trasmesso.
Non abbiamo bisogno di sforzarci per alimentare le emozioni che ci rovinano la vita. Odiare chi ci ha offeso viene molto naturale, senza che ci sia qualcuno che ce lo insegni, ma se non dormiamo la notte perché siamo divorati dall’odio allora diventiamo infelici. Queste emozioni sono così spontanee perché ci sono state utili per sopravvivere: quando abitavamo in piccoli villaggi di cacciatori o raccoglitori, milioni di anni fa, la rabbia era una emozione che ci permetteva di trovare lo slancio per spaccare la testa ai nemici nostri, della famiglia o della tribù. Ora duemila anni di civiltà ci impediscono di usare metodi così sbrigativi. Queste emozioni però possono renderci infelici, è questo il nostro più grande problema, mentre milioni di anni fa era un problema marginale rispetto a quello della sopravvivenza.
Il nostro patrimonio genetico non ci predispone alla felicità, allora ecco che i Maestri ci chiedono comportamenti apparentemente insensati per spezzare queste catene. Ecco che ci sono persone che stanno mezz’ora al giorno sedute su un cuscino ad osservare il respiro, altre che se ne vanno per mesi a vivere in una capanna nella foresta, allievi Zen che dedicano ore a concentrarsi su due mani che sbattono cercando si separare il suono prodotto da una mano da quello prodotto dall’altra. Insomma un mondo di pazzi. Ma una pazzia cercata e voluta, perché se le abitudini acquisite in milioni di anni ci portano all’infelicità, allora occorre qualcosa di insensato per uscire dal circolo dell’insoddisfazione.
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