La mente inaffidabile - 6 di 16
A volte diciamo di una persona di cui abbiamo una grande opinione: "Quella è una mente!". Attribuiamo un significato molto elevato a questa parola. Nel Buddhismo i sensi con cui percepiamo il mondo non sono cinque ma sei, oltre a quelli tradizionali viene aggiunta la mente, e mettere la mente sullo stesso piano dell'olfatto e del gusto sembra poco rispettoso nei suoi confronti. A volte si trovano considerazioni che sembrano ancora più offensive verso la nostra mente: "La mente dice una cosa, la saggezza ne dice un'altra". Oppure ancora peggio: "E' il pensiero concettuale che crea confusione".
Davanti a questa scarsa considerazione per la nostra mente si comincia a credere che si vuole sminuire l'importanza della mente per vedere qualcosa che è ancora più importante di quella che comunemente chiamiamo mente. Si incontrano frasi come queste: "Quando rallentiamo il flusso dei pensieri, quando lasciamo un po' di spazio tra un pensiero e l'altro, ecco, in quello spazio vediamo qualcosa di luminoso". Questa luce che possiamo vedere quando i pensieri si calmano viene chiamata in tanti modi, scegliere uno o l'altro non ha nessuna importanza, tanto non è questo che ci può aiutare a capire, qui comunque la chiamiamo mente naturale. Probabilmente stiamo parlando di quello che vide Buddha nella famosa notte in cui raggiunse l'illuminazione.
Cosa vide Buddha in quella famosa notte? Quando si legge una biografia di Buddha, alla pagina in cui si arriva all'illuminazione si resta molto delusi. Nelle pagine precedenti cresce una grande aspettativa: "Ecco ci siamo, finalmente vediamo cosa ha visto di così importante". Si leggono avidamente le pagine successive e si legge: "Mi spiace, ma quello che ho visto non può essere spiegato a parole". Per un giorno o due si manda tutto a monte, poi qualcosa richiama, qualcosa che ci dice che i ragionamenti non sono l'unico modo per comunicare, e quella che chiamiamo mente non è l'unico strumento per pensare.
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